Missioni 2018 Perù

“Non ricordo di essere mai stata così felice e serena come in questi giorni”

Oggi la mattina è stata normale… cioè ore 07:00. Purtroppo i ragazzi arrivano piano piano alla preghiera del mattino, delle 07:30, e uno dopo l’altro sembravano un esercito di rimbambiti, sia per la stanchezza del lavoro (ma pace, tanto siamo venuti a lasciare tutto), ma non pochi purtroppo a causa delle poche ore di sonno, che tanto insistentemente ho chiesto di rispettare… son ragazzi, è vero, però se dormono poco lavorano male, fanno le cose male e soprattutto si ammalano con più facilità. Quindi stamattina ho dovuto richiamare un po all’ordine e insistere sull’andare a letto non dopo le 23:30.

Siamo partiti quasi puntuali dopo la colazione, e per le 09:30 eravamo nei campi di lavoro. Dopo una brevissima preghiera per consacrare i lavori del giorno, ogni cantiere ha portato i pezzi dei moduli ai propri terreni, e così, più o meno verso le 12 ognuna delle 14 squadre di costruzione aveva tutti i pezzi delle future case nel proprio terreno. Ecco quindi ogni capo squadra ha preso la sua cassa di attrezzi, e si è messo al lavoro. 

Le prime difficoltà, dopo quelle del duro lavoro di portare i pesanti pezzi delle case, sono la livellazione dei terreni, ovvero riuscire ad avere una piattaforma non solo stabile ma dritta in modo di consentire la costruzione della casa. Quasi tutti i gruppi, entro la fine della giornata, sono riusciti a montare tutte le mura e buona parte della struttura del tetto. Due o tre squadre, avendo dei terreni particolarmente difficili, fondamentalmente a base di roccia, sono rimaste indietro, ma speriamo che nella giornata di domani riprendano il ritmo e possano completare la prima casa. Gli altri gruppi, finito il tetto, inizieranno con il trasporto dei materiali delle seconde case. A quanto pare andiamo a buon ritmo, quindi probabilmente riusciremmo anche a verniciare le case… ma è tutto da vedere.

Un momento particolare è stato l’arrivo di alcune delle signore per le quali avevamo costruito la casa l’anno scorso, di un altro paesino proprio, a parecchi minuti di distanza in macchina da dove ci troviamo. Sono venute nel pomeriggio per cucinare per tutti noi dei “picarones”, una pastella a base di zucca e “camote”, cioè una patata dolce peruviana, che è fritta in olio bollente e poi servita con miele di canna. Oltre il fatto che è un dolce molto amato dai ragazzi, soprattutto nelle condizioni di lavoro in cui si trovano, è stato molto bello il gesto di venire fin qua come manifestazione d’affetto e riconoscimento, di gratitudine per quanto avevamo fatto l’anno scorso… non ho detto che il giorno prima erano anche venute con una cassa di avocadi che ci siamo mangiati questa mattina a colazione! Proprio carine queste signore!

I pullman sono venuti a prenderci alle 18.00, quando tutto era già abbastanza buio. E niente, conteggio di persone una volta saliti in modo di non lasciare nessuno nel paesino, e ritorno a casa, per affrontare le lunghe code per fare la doccia. Siamo in un albergo molto bello, ed estivo, che d’inverno riesce a ospitarci perché trasforma le stanze che abitualmente sono per 3 o 5 persone, in vere e proprie caserme militare… però con un solo bagno per stanza… e così ci sono le stanze maschili da 8 e 10 ragazzi… e quelle femminili, che vanno da 6 persone a stanza fino a 13 di loro! Potete immaginare le “lotte” per raggiungere il bagno dopo una lunghissima giornata di lavoro in mezzo alla terra e l’umidità!

Dopo cena abbiamo avuto una breve riunione con tutto lo staff e i caposquadra per fare il punto della situazione sia a livello di costruzione ma anche su come stavano funzionando i gruppi, se c’era cooperazione tra tutti i membri e se c’era qualcuno che avesse bisogno di motivazione o una dritta… 

Per concludere la giornata abbiamo tenuto i gruppi con le ragazze. La notte prima avevamo fatto gruppi con i ragazzi dopo la conferenza sugli idoli, e quindi ora abbiamo riflettuto con le ragazze sulle tematiche esposte. È palese, come ho detto tante volte, e ovviamente senza cadere in una banale generalizzazione, che le ragazze crescono più in fretta di noi maschi, che riescono a essere più profonde, forse perché ne risentono di più la realtà e quello che le circonda, più in fretta di noi maschietti… questo fa si che ordinariamente i gruppi con le ragazze siano poco più intensi di quelli dei maschi. Ripeto, è una generalizzazione, non è sempre così, ma molto spesso si. E nel affrontare il discorso degli idoli, e concretamente rispondere alla domanda su a che cosa dai il “potere” di condizionare il tuo valore come persona e il tuo essere degna d’amore, è stato molto bello vedere l’apertura delle ragazze, quanto doloroso costatare che molte di loro vivono proprio male, con tantissima ansia, le aspettative altrui, soprattutto in termini scolastici e di appartenenza tra le amicizie, sia parlando di popolarità che di bellezza estetica, portando a non poche di loro a cercare modelli più “fighi” di comportamento e modi di fare, e trascurando chi sono loro veramente, magari senza sapere bene chi sono, e quale originalità hanno da offrire al mondo. Un vero peccato, perché ognuna di loro, come ognuno dei ragazzi, è veramente unico, e come loro non c”è stato e non ci sarà mai nessuno… di conseguenza il compito a loro affidato dall’esistenza, non solo in quanto al cosa fare ma forse soprattutto a come farlo, rischia di non essere portato a termine perché si vive più pensando ad essere come altri, seguendo le mode che accetta la società, senza mai chiedersi chi si è veramente e cosa ha ognuno di particolare da dare, non solo al mondo e alla società, ma soprattutto a quanti li circondano. Sono modi di fare radicati molto profondamente, perché per quanto a tutti è chiaro quanto è assurdo dare a questi idoli il potere di condizionarci, è anche chiaro che la pressione sociale e anche famigliare o degli amici ha fatto il suo, portandoci a rimanere condizionati senza volerlo. 

È anche stato bello sentirle parlare della loro esperienza qua, fondamentalmente un’esperienza d’amore e servizio che concede una felicità mai provata prima, una serenità e una libertà interiore ed esteriore che fanno quasi paura per quanto sono strane nella vita ordinaria nelle proprie città. Spero di cuore che riescano, in qualche modo, a portarsi dietro quegli ingredienti che rendono la vita così, cioè felice, serena e libera… caratteristiche di un cuore consegnato all’amore.