Missioni 2018 Perù
“Credere che veniamo dal nulla, e che andremo a finire nel nulla, non può essere una possibilità”
Luglio 8, 2018 - Missioni 2018 Perù
Solita sveglia delle 7, questa volta niente briefing ne preghiera del mattino, ma direttamente colazione fino alle 8, per poi partire per la messa alle 08:30. Dopo due settimane qua riusciamo a partecipare di una messa in italiano, e diciamo che cambia parecchio la partecipazione dei ragazzi. Finita la messa, verso le 10, siamo partiti verso il nostro cantiere di lavoro, l’associazione Augusto Leguia. Nuovamente la giornata non è il massimo, meno male che il meteo affermava che sarebbe uscito il sole… invece niente sole, nuvole e più nuvole, e quella fastidiosissima pioggia che bagna tutto.
Dedichiamo la mattina a finire i tetti, lavoro che ci prenderà tutto il pomeriggio, e non solo. Un paio di case sono molto ma molto indietro, solo uno o due pavimenti livellati, nonché complicazioni serissime a causa del terreno. Quindi dedichiamo una squadra “speciale” al completamento di entrambe le case. Il resto di gruppi lavorano bene, magari manca un po di organizzazione tra di loro, per approfittare i tempi e i compiti, considerando che alcuni dei compiti non hanno bisogno di più di due o tre persone per essere eseguiti. Dopo mangiato facciamo un briefing con i caposquadra, capire il punto della situazione è fondamentale per poter stabilire l’obbiettivo del giorno. Così decido, molto realisticamente, che non ce ne saremo andati finche tutte le case non avranno il tetto, e in questo modo lasciare per l’ultimo giorno, cioè lunedì, l’istallazione delle finestre, pomelli, serrature e tutti i dettagli che possano esserci sfuggiti.
Ma sappiamo tutti come sono i ragazzi, non sono poche le volte che pensano che uno esagera o che non ascoltano bene, o che non si prendono sul serio le parole… durante il pomeriggio quindi invece di andare forte con il lavoro, tranne delle eccezioni ovviamente, ci sono un po di ragazzi che girano come se avessero tutto il tempo del mondo per finire la casa, ma questa volta preferisco non intervenire, e attaccarmi semplicemente alla promessa che non saremo partiti finché tutte le case abbiano avuto un tetto.
Il risultato è che per le 18.00 ci sono tante case che hanno montato pure le finestre, ma ci sono due o tre che non hanno ancora finito il tetto… ma la verità è che ci poteva stare considerando che in alcuni casi i terreni avevano ritardato di tanto i lavori. Il vero problema è stato che alcuni dei ragazzi avevano pressi pezzi di troppo lasciando alcune case senza quei pezzi e rallentando il loro lavoro. Il risultato di questo è stato che alcuni dei ragazzi, nel pieno buio, con una torcia in mano, sono dovuti andare a ricercare le ultime lamiere, tre di preciso, ognuna per una casa. Le due prime praticamente le trovano subito, ma la terza non compare… i ragazzi sono convinti che li avrei fatto partire, così, con una casa a cui manca un pezzo di tetto, tanto loro sono sicuri di averne uno e a quanto pare non è così importante se a una della case che costruiamo manca quel pezzo… sai, loro ormai sono abituati. Siamo partiti alle 18:40, quando non si vedeva più proprio niente, e solo dopo che alcuni dei ragazzi in giro sono riusciti a trovare il pezzo mancante e l’hanno montato subito.
La sera prima di cena abbiamo fatto un ultimo briefing per dare le indicazioni per il lunedì: Sveglia mezz’ora prima, lavoro sui dettagli fino alle 10.30 e poi pitturare… fino al momento della benedizione. Speriamo vada tutto bene!
La sera abbiamo fatto l’ultima delle riflessioni, e finalmente è toccato il turno a Dio. Un invito, a chiedersi, a cercare, considerando l’importanza che può significare per la vita affidarsi a Dio o meno. C’è troppo in gioco, e c’è tanto da guadagnare, come per non prendersi sul serio la domanda sull’esistenza o meno di Dio, o meglio ancora, se Lui risponda o meno alla fame infinita di un amore incondizionato ed eterno da parte dell’uomo. Un amore che diventa concreto in Cristo, che diventa uno di noi, si fa come noi per rendersi più vicino a noi. Ma quella del cristianesimo non è una teoria, ma l’incontro con un Amore che lo fondamenta tutto e che tutto lo guarisce. Quella esperienza non si può spiegare, ci si può provare, però l’esperienza è troppo più grande, troppo misteriosa, troppo bella per essere ridotta a qualche gioco di parole. Quel che è chiaro, è che al di là delle diversissimi posizioni dei ragazzi, i dubbi, le delusioni della vita passata, e l’esperienza della fede incontrata in altre persone lungo il viaggio, per molti è chiaro che pensare che il nulla possa essere una risposta soddisfacente al cuore umano non è che una follia, non è qualcosa che uno, nel suo sano giudizio, possa ritenere possibile. Io so solo che niente di quanto abbiamo fatto in questi giorni è frutto del caso, ma è frutto di Dio, e lo so perché io non starei qua a farlo, organizzarlo o a scrivere, se non fosse stato per Lui. Dopo tanti giorni passati insieme, uno ai ragazzi li vuole bene, vuole il loro bene, credo che la cosa più bella che possa desiderare per loro è incontrare quell’Amore che tutto lo fondamenta e tutto lo guarisce, la Amore di Dio.
Ps. E anche oggi, compleanno numero 17 questa volta per Filippo. La quantità di torte mangiate in queste missioni ha superato ogni record degli anni passati!