Missioni 2018 Ecuador e Perù
“Dove c’è chiusura non ci può essere perdono, ma solo rabbia”
Luglio 19, 2018 - Missioni 2018 Ecuador e Perù
Oggi la prudenza ha avuto la meglio, o meglio la stanchezza… anche se ero andato a dormire con l’idea di correre la mattina dopo, la stanchezza del lavoro del giorno prima è stato molto, ma molto più forte. Quindi alle 7 ho fatto la ronda per le stanze svegliando i ragazzi e le ragazze, e alle 7:30 eravamo praticamente puntualissimi a fare la preghiera del mattino. Solita colazione caotica e partenza alle 9.
Il posto della costruzione dista solo 14km, per cui ci basta una quindicina di minuti per arrivare dalle nostre famiglie. Queste case, che abbiamo comprato al hogar de Cristo, sono molto più complicate da montare, per cui nel prezzo si include l’aiuto di un “armador” che arriva da una città non molto lontana e che per questi due giorni, cioè oggi e domani, ci daranno una mano nell’assemblaggio. La prima cosa è fare le buca per le palafitte, dipendendo dal terreno dovranno avere una profondità di 80cm o più di un metro e questo si fa con un attrezzo che si inchioda per terra, poi si chiude, e si tira fuori la terra, piano piano. Chi ha avuto un terreno più semplice ha potuto andare avanti con molta facilità. Una volta fissati i pilastri, se comincia a creare la struttura che servirà di base per il pavimento, dopodiché se comincia a mettere legno per legno tutto ciò che diventerà il pavimento vero e proprio. A fine giornata praticamente quasi tutte le case avevano pronto il pavimento, chi l’aveva fatto sul primo pomeriggio aveva già riuscito ad alzare pure tutte le mura, solo una squadra è rimasta più o meno ferma ai pilastri, vista la difficoltà del terreno. Domani dovremmo finire tutte le case, e passeremo anche del tempo con le famiglie, cercando di capire qualche bisogno urgente al quale magari possiamo venire incontro. Ovviamente abbiamo avuto una pausa, sia per il pranzo che per far un rosario, pregando per le famiglie che stiamo aiutando, e per le nostre famiglie.
Siamo tornati a casa verso le 16:30, una ventina di ragazzi, siamo scesi in spiaggia per fare una partita di calcio e poi fare un tufo in mare. Poi per le 18:30 siamo partiti verso la cappella del paesino per fare l’adorazione eucaristica… e questa volta abbiamo riflettuto a partire di questa meditazione. Poi siamo rimasti, forse per troppo tempo, per ascoltare un sacerdote genovese sul perdono e la misericordia, per carità, lui è molto bravo e colto, e sa parlare molto bene, ma la sua lectio doveva durare massimo 45′ e invece sono stati 90′! Potete immaginare che quando abbiamo presso consapevolezza che erano le 21, gli stomachi hanno fatto il suo, e l’incontro è finito in maniera un po agile, per dire qualcosa. Tornati a casa potete immaginare la fame dei ragazzi: pollo, pesce e verdure che sono state letteralmente divorate da tutti quanti.
Infine, abbiamo concluso la giornata festeggiando i 19 anni di Ami, con una torta immensa di cioccolato e ripiena di tantissimo “dulce de leche”! E ora mentre scrivo, i ragazzi giocano a lupus… e un lupus di circa 35 persone, perché ci sono altri che chiacchierano in disparte, non può che durare al meno 90 minuti… ecco siamo al minuto 40, e ci sono ancora 20 persone in gioco… non so, davvero, da dove compare tutta quest’energia nonostante la fatica del giorno, e soprattutto in giorno come oggi in cui il sole è stato fortissimo!
Domani ci sarà la seconda conferenza del viaggio, e inizieremo con i gruppi di riflessione maschili! E il titolo del post di oggi.. niente, una frase che mi è piaciuto della riflessione durante l’adorazione eucaristica. Il perdono, quello vero che ci libera, implica uscire dal ruolo del ferito, della vittima, implica aprirsi. Quello che rimane chiuso, resta ristretto, soffocato, genera un peso, diventa appunto rabbia. Lasciar andare però non è un qualcosa di meccanico, una forzatura, ci vuole una vera scelta di cuore per perdonare, perché il perdono è prima di tutto un dono che facciamo a noi stessi, che ci concede la libertà e ci ridà la pace. Rimanere nel ruolo della vittima, nella chiusura, porta solo rabbia e rancore, ed entrambi avranno un peso troppo negativo nella nostra vita e nei nostri rapporti personali…