Missioni 2019 Perù
Ho provato di tutto, anche con dio, ma non cambia niente…
Giugno 25, 2019 - Missioni 2019 Perù
Seconda giornata di lavoro. In tanto pensavamo di aver avuto “solo”, fino a lunedì sera, una ferita… invece ci siamo svegliati con 4 dei ragazzi con la famosa febbre del viaggiatore. I sintomi sono vari, e pur essendo qualcosa di fastidioso e doloroso per chi ni viene colpito, è un ciclo che dura un giorno, il corpo espelle tutto ciò che ce da espellere, poi si passa all’idratazione e al riposo, e in 12 ore o poche di più i ragazzi sono già in piedi. Infatti la sera i nostri primi colpiti si erano già riuniti al gruppo. Ma torniamo alla giornata di martedì.
Sull’orario ce poco da dire o raccontare, visto che è quasi esattamente come quello di lunedì. Lo staff inizia con la preghiera in cappella e verso le 7:30 iniziano ad arrivare i ragazzi per la preghiera del mattino. Subito dopo si mangia, e dopo qualche minuto per prepararsi, partiamo nei sei pullman che ci portano, dopo poco più del solito visto el traffico di questa città, nel nostro cantiere di lavoro. E come al primo giorno, l’entusiasmo e la gioia non manca. I ragazzi non si risparmiano, si divertono nel lavoro, e piano piano portano avanti il compito a loro assegnato. Hanno fatto una lunghissima catena, dove sono coinvolti praticamente tutti. Da chi deve spallare e riempire dei secchi con terra, a chi porta la terra da un estremo della scuola ad un altro situato in alto. Da chi svuota i secchi a chi li riporta giù per essere nuovamente riempiti. Così per un ora intera sotto il sole, poi 15’ di pausa, e ancora un altra ora di lavoro fino alle 12:30 che ci fermiamo per mangiare. Dopo mangiato un’altra ora di lavoro e verso le 14:30 iniziamo a partire, ogni gruppo in un suo pullman, verso le istituzioni che ci accolgono durante il pomeriggio.
Siamo tornati a casa tra le 17 e le 18, a seconda da dove lavora il proprio gruppo. È così che iniziano le gare per l’acqua calda, un bene preziosissimo quanto raro in questi giorni. Alle 18:30 ce il momento di preghiera per lo staff, al quale partecipano alcuni ragazzi; e alle 19:00 la messa, alla quale partecipano tantissimi ragazzi, per mia sorpresa, piacevole sorpresa. Alle 19:30 ci attende una cena, e i ragazzi sono oggi particolarmente affamati. Lo si capisce perché chi è un intenditore, sa che se vuole mangiare deve sedersi nei tavoli delle ragazze, che tendenzialmente mangiano meno cercando di stare attente a ciò che mangiano… beh, qua questa teoria non resiste, e la sorta di nuggets che hanno preparato a casa sono spariti in questioni di minuti in ogni tavolo. Nonostante la delusione di alcuni dei maschi, quelli più grossi che a quanto pare hanno bisogno di più cibo, per me è un sollievo che tutte le ragazze stiano mangiando liberamente e senza pensieri… a volte ci è toccato stare molto attenti, la fatica durante la giornata è tanta e hanno tutti bisogno di energie… non possono e non devono saltare i pasti.
Il programma serale è diverso, e oggi abbiamo la prima delle cinque conferenze che seguiremo durante ciò che chiamiamo la missione interna. Per approfondire e invitare i ragazzi ad avere uno sguardo profondo sulla realtà, non scontato e che va oltre tutte le apparenze che ci circondano, Dani, uno dei consacrati che mi accompagnano e che viene dal Cile e abita a Roma dal 2011, sceglie il tema della sapienza, così come essa va affrontata nella bibbia. Senza entrare in troppi dettagli, questo primo incontro con i ragazzi è sia un invito che una provocazione, per aprirsi mentalmente e di cuore, a nuove realtà che non necessariamente conoscono o conoscono nel modo giusto, a lasciarsi interpellare da uno sguardo diverso, rispettoso della propria libertà e percorso interiore, ma che può mettere in crisi ma soprattutto, può dare un sollievo e la serenità che ognuno di noi cerca. Forse l’esempio che più ha colpito o interrogato i ragazzi è quello riferito al tramonto. Non mi è capitato mai di trovare una persona che dinanzi a un tramonto rimanga indifferente. E di solito piace a tutti, e ad alcuni addirittura può commuovere. Uno potrebbe ricorrere ai libri di scienza per capire cos’è questo tramonto, cosa ha, di cosa è fatto, perché quei colori, e infatti potrebbe trovare risposte interessantissime. Ma rimarrebbero insufficienti se la persona che si domanda, vuole andare oltre, non vuole soltanto rimanere nei “come” del tramonto, ma vuole “capire” il perché questo evento mi commuove, mi tocca, mi stupisce, o qualsiasi altra emozione uno possa provare dinanzi. E forse un primo spunto viene dal fatto che le scienze ci daranno risposte generali e anche concrete, all’evento in questione, ma non ci sapranno dire perche determinato evento provoca in determinata persona questo o quest’altro sentimento o emozione, ce un livello del tutto personale a cui tutte le scienze del mondo non possono e non potranno mai rispondere… e lo stesso vale per l’amore. Magari un bravissimo psicologo o sociologo ci potrà fornire delle motivazioni per cui le persone amiamo, o vogliamo amare ed essere amate. Ci potranno dire anche dei biologi cosa accade nel corpo e nel cervello di una persona quando vede l’amato… ma nessuna di esse potra dire a te, con nome e cognome, perché ami quella determinata persona… Insomma, la sapienza e profondità della quale parliamo va oltre le scienze, le evidenze materiali diciamo. E questo non vuol dire cancellarle, servono, arricchiscono, danno un peso diverso… ma non lasceranno un cuore in pace con le sue risposte, perche ogni cuore è diverso, ogni cuore ama in un modo tutto unico, ogni cuore si lascia interpellare dalla realtà e dalle persone in modo unico.
Dopo aver finito la conferenza, i ragazzi vengono separati in 5 gruppi, e ogni gruppo affidato a un consacrato con dei ragazzi dello staff. Nel gruppo si approfondisce, ci si confronta e si chiacchiera per un’ora o poco di più. Le ragazze invece restano nell’auditorio, e hanno un momento di riflessione personale a partire da un testo proposto e dalle domande da rispondere in privato e per scritto, sempre su un libretto personale. Il testo proposto è una parte della genesi, e nel testo di approfondimento si legge:
“In questo senso, il libro della Genesi ci aiuta ad andare in profondità per cogliere gli aspetti essenziali del senso della vita, così come si fa quando ci cerca di cogliere l’essenziale della musica o della letteratura, quando si cerca quel quid che fa che qualcosa sia unico, bello, irrepetibile, e degno di amore. La bellezza del senso (così come il senso della bellezza) infatti richiede una radicale percezione soggettiva che non è riducibile ad una pura analisi scientifica. Perché la scienza può spiegare solo il “come” dell’universo, cioè, come stanno le cose, come funzionano, e al massimo perché funzionano così (anche se tante volte sono ipotesi avvolte di mistero); mentre il compito delle filosofie e della teologia, è invece quello di cogliere il “perché” profondo delle cose, cioè vogliono rispondere alla domanda “perché le cose stanno come stanno”?, qual è li loro senso ultimo? O in altre parole: cercano di cogliere lo spirito dietro l’ordine razionale riconosciuto dalla scienza.
Non dobbiamo mai abituarci al fatto che l’essere umano è l’unica creatura terrestre capace di porsi domande sul senso della vita: Chi sono? Dove vado? Cosa facciamo in questo mondo? Sono le domande cruciali da cui dipende la nostra felicità più autentica, e su questo non si scherza, ne tanto meno si ha una scelta, perché persino rinunciare a cercare il senso della vita è già una presa di posizione. O in altre parole rifiutare questo senso sarebbe come affermare: “il senso che do alla mia vita è che essa non abbia un senso”. Ci troviamo sempre immersi in queste contraddizioni, in questo “divenire” che è lo scorrere della vita, e tuttavia in fondo aneliamo un senso forte, una risposta illuminante. Con un’acuta osservazione, il grande matematico, nonché pensatore, francese Blaise Pascal affermava: “Per noi nulla si ferma. Questa è la nostra naturale condizione, che tuttavia è la più contraria alla nostra inclinazione: desideriamo ardentemente trovare un assetto stabile e una base ultima per edificarvi una torre che si levi fino all’infinito, ma ogni nostro fondamento si squarcia e la terra s’apre in abissi”.”
Dimenticavo… perché il titolo e perché dio con minuscolo… Più passano gli anni, più conosco ragazzi e nuove generazioni e più per me è chiaro che i ragazzi non conoscono il Dio dei cristiani, quel Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo; quel Dio che è amore incondizionato ed infinito; quel Dio che non esige meriti da parte nostra per amarci, ma che ci ama così come siamo. Tanti dei ragazzi che conosco hanno fatto anni di catechismo, probabilmente quando erano molto piccoli e all’unico scopo di fare la cresima (e raccogliere qualche regalo…). Ma più chiedi ai ragazzi chi è questo dio nel quale credono, e più capisci quanto sia fallimentare la catechesi portata avanti dalla Chiesa negli ultimi anni. E se non sai chi è Dio, che Dio è un Padre amorevole, ma davvero lo è, irrimediabilmente finirai per scartare il cristianesimo come proposta di vita, perche rimane una legge senza spirito, e la legge, la lettera, senza spirito è qualcosa di morto, è un peso, un intralcio alla propria vita. Finché uno non fa esperienza dell’amore di Dio, e quindi la prima cosa da ricordare ai ragazzi è che Dio è Amore davvero, tutto il resto è molto fragile. Solo l’Amore guarisce, solo l’Amore risponde all’’infinito desiderio dell’uomo… e finché i ragazzi continueranno a darmi definizioni di Dio che non hanno nulla a che fare con l’amore, sarà sempre più chiaro che in questi anni noi consacrati e sacerdoti siamo stati i primi a mancare al nostro compito…
Leggevo l’altro giorno in uno dei libri che mi sono portato per i momenti “liberi”:
“Ho un marchio in fondo al cuore, un marchio impresso a fuoco con scritta la parola “vuoto”. Questo vuoto smette di farmi sentire freddo solo quando arriva il fuoco di Dio, e niente altro che sia meno di Dio ci riesce: né le relazioni, neppure le più naturali, come quelle con i figli, né complimenti, né soldi, affetto”.
Per me sono parole verissime. E non che con questo si voglia dare poca importanza a tutto ciò che viene elencato, soprattutto le relazioni e l’affetto… ma che il cuore dell’uomo ha bisogno di un di più che niente in questo mondo orizzontale può veramente soddisfare, colmare, dare serenità…