Missioni 2018 Ecuador e Perù

“Il cielo è veramente il nostro primo amore, la terra è solo un sostituto”

La giornata inizia presto, come sempre, e alle 08.30 partiamo per l’adorazione, l’ultima del viaggio. Verso le 10, visto che facciamo un adorazione poco più lunga del solito, arriviamo alla baraccopoli, per sistemare gli ultimi dettagli delle case. Alle 11.30 riuniamo tutte le famiglie per le quali si è costruito e facciamo una preghiera generale. Poi casa per casa, Dani fa una benedizione e i ragazzi salutano le famiglie. Sorprende molto la gratitudine, ci regalano frutta in abbondanza e ci ringraziano tantissimo. Per noi sono case semplicissime, e probabilmente nessuno di noi ci abiterebbe volentieri… ma la gratitudine di queste persone è tale che ci fa capire che è veramente importante e buono quanto abbiamo fatto per loro. I loro discorsi sono pieni d’amore e riconoscenza verso i ragazzi che per qualche giorno si sono fatti carico di loro, portando non solo le cassette ma tanta gioia in questo posto dimenticato. 

Dopo pranzato siamo andati alla baraccopoli dove abbiamo lavorato gli ultimi anni, per la benedizione e inaugurazione di un parco giochi. È stato molto bello vedere come questo piccolo dono ha portato gioia non solo ai bambini ma anche agli adulti che mettono sedie in torno e osservano la festa di vedere tutti i bambini così felici con i giochi!

Verso le 17 torniamo a casa, i ragazzi hanno tempo per riposare, stare insieme, fare le valigie fino alle 20.30 che ceniamo. Verso le 22.30 facciamo la lettera finale, e dopo i ragazzi scrivono la lettere a loro stessi… poi si spera che dormano… magari…

Cari ragazzi,

Siamo praticamente arrivati alla fine del viaggio, e forse anche all’inizio di qualcosa di nuovo nella vostra vita, dipende dalla prospettiva, e dipende molto da voi stessi. Tra qualche ora, meno di 24 per la precisione, sarete in aereo tornando verso casa, mentre alcuni di noi, molti pochi, continueremo il nostro viaggio per altri 7 giorni. 

Per la gran parte di voi il viaggio di missioni non è una novità, come minimo avete già fatto un esperienza, e ce tra di voi chi ha fatto molte ma molte di più. Poi ci sono quei pochi membri del gruppo che sono venuti per la prima volta. Perché sei tornato o tornata? Perché così tante volte? O perché hai deciso di venire? O perché, forse, hai pensato di non poter permetterti di non venire, come se fossi costretto a farlo? Sono domande la cui risposta più autentica sta solo nel tuo cuore: Cosa cerchi? o chi cerchi? o cosa hai paura di perdere? Ogni viaggio è diverso, non solo per il viaggio, ma anche perché tu sei diverso, hai fatto nuove esperienze lungo quest’anno o anni, sei cresciuto e maturato, sei stato ferito e hai ferito, hai accolto chi tu sei o l’hai rifiutato, o come forse è più probabile è stato un insieme di entrambi estremi: tra l’averti accettato e l’averti rifiutato, tra l’essere cresciuto e tra l’essere rimasto bambino, tra l’aver ferito e l’essere stato ferito. 

Poi ce da dire che sicuramente come il primo viaggio non ce nessun altro, è come il primo vero amore… e per questo motivo ce il rischio di venire facendosi delle aspettative in funzione a esperienze vissute nel passato, che ci mettono nella difficoltà e nel rischio di non percepire quanto accade nel presente perche si è alla ricerca di sensazioni ed emozioni passate o già vissute. Per carità, il primo vero amore non si dimentica mai, ma vivere sotto quell’ombra, o luce, può impossibilitarti a cogliere ciò che conta ora e ciò che unicamente ti appartiene, il tuo presente, quello che stai vivendo e hai vissuto in questo viaggio, in queste poco meno di tre settimane passate insieme. Ogni viaggio ha qualcosa da dirti, e con viaggio non intendo solo i posti visitati o i lavori portati con tanta fatica a termine, ma soprattutto tramite le persone incontrate, sia quelle che avevano bisogno di te, o che forse nel fondo fondo tu avevi più bisogno di loro di quanto aiuto vero eri in grado di portare; sia quelli che hanno fatto quest’esperienza con te, quanti ti hanno circondato e camminato insieme a te lungo questi giorni. Ma ci sono anche i diversi eventi propri di questo viaggio, una bella gita, un bel tempo, o un tempo brutto, il terreno sul quale abbiamo costruito, la malattia, i falò, il black out, insomma… è tutta la realtà che parla e che se la lasci agisce nel tuo cuore, nel tuo interiore, basta cogliere ciò che è invisibile agli occhi. È fondamentale che tu ti chieda non solo cosa hai vissuto in questi giorni, ma soprattutto cosa ti ha voluto dire la realtà di queste quasi tre settimane? cosa ti ha voluto dire Dio in tutto questo?

Cosa posso dirvi che in tutti questi anni non vi abbia già detto. A volte ci intrappoliamo cercando qualcosa di originale, di straordinario, e così la vita ci passa davanti e non la viviamo proprio. Non so quanti di voi farete cose straordinarie nella vostra vita, nel vostro futuro, e poi dipenderà molto da cosa intendete con straordinario. So per certo però che ognuno di voi può rendere ogni piccola azione, ogni ordinaria azione, qualcosa di veramente straordinario e bello se ci mettete l’amore, la dedizione, il fare bene le cose, con cura. 

Abbiamo voluto insistere sull’esperienza del sentirsi amati, non una teoria, non soltanto un dato di fatto, che lo è, ma l’esperienza di essere amati nonostante tutto e a prescindere di tutto. Nell’amore non si vive di rendita, l’amore deve essere rinnovato ogni giorno, in ogni momento, e così anche l’esperienza di sentirsi amati e protetti, quanto scelti e benedetti. Se non ti scopri come una persona che è amata, e in quanto amata scelta e benedetta, farai tanti danni nella tua vita, e dannerai anche quanti ti circondano, e non perche tu sia cattivo o mal intenzionato, ma perché alla mancanza d’amore non corrisponde il darlo, ma il ricercarlo e possederlo ad ogni costo, in modo disordinato, tempestivo, senza vedere in faccia nessuno, come quando hai tanta ma tanta fame e alla prima possibilità che ti si presenta non importa niente, non ti importa di nessuno… non a caso, diceva San Francesco, il contrario dell’amore non è l’odio ma il possesso. Forse sono parole estreme, ma è un meccanismo che agisce nelle piccole cose, nel silenzio, quando pensi sempre a te stesso, a stare comodo prima degli altri, a faticare meno degli altri, a prendere il posto migliore o solo ed esclusivamente ciò che ti piace a discapito degli altri… la ricerca di un amore fondante, cioè infinito e incondizionato, non può essere esaurita nella nostra realtà finita e così condizionata da tante cose, prima di tutto dal nostro egoismo. E in tutto questo brodo di sentimenti ed emozioni entra anche la componente della fragilità, del nostro essere spezzati, per tante cose che sono successe nella nostra storia, tutte quelle sconfitte che in un modo o nell’altro hanno minato la propria stima, o tutte quelle esperienze in cui è venuto a mancare l’amore che ci era dovuto, o che almeno pensavamo che ci era dovuto, rompendo piano piano qualcosa dentro di noi. E a questa esperienza di non sentirci amati o indegni di essere amati, che sono in fin dei conti la stessa logica, seguono i sentimenti di inadeguatezza che tanto ci fanno soffrire e che portano alla disperazione non pochi dei vostri coetanei. Andiamo come disperati a ricomporre i pezzi rotti della nostra vita, come se quello risolvesse qualcosa… cerchiamo di ricomporre ma allo stesso tempo di nascondere, perché chi si mostra fragile è debole, ci vergogniamo in fondo di chi siamo e viviamo anelando di essere qualcosa o qualcuno che non siamo. Il salto non sta nel smettere di essere fragile o raggiungere una perfezione, che come tale è solo disumana, estranea alla nostra natura… ma nell’accogliere la propria fragilità ed imperfezione come qualcosa che fanno parte di chi siamo, di quella unicità che abbiamo in quanto scelti. Quando ami qualcuno, ami anche le sue fragilità, anzi, è proprio da quello che si evince chi ti ama veramente. Starti vicino quando sei simpatico o simpatica lo può fare chiunque ed è pure conveniente, ma è quando tiri fuori il peggio di te, o quando ti mostri talmente fragile e bisognoso e bisognosa degli altri, che si vede chi ti ama veramente. Mettere le nostre fragilità e sofferenze nelle mani di Dio, nello sguardo della sua misericordia, magari non fa smettere il dolore, ma lo trasforma veramente, ci risolve, ci fa crescere, ci libera dall’angoscia e l’amarezza, è una promessa di pace e serenità, come lo è la promessa della vita eterna che ci attende dopo la morte in terra… il cielo è veramente il nostro primo amore, la terra è solo un sostituto… so che è facile dirlo, ma chi l’ha vissuto anche solo minimamente sa che è così. 

Non credo che sia un caso che il brano della donna peccatrice che riempie di lacrime i piedi di Gesù manifestando un amore sofferto sia uscito così tante volte durante il viaggio… nel Vangelo di qualche domenica, in una delle letture della preghiera del mattino, nelle riflessioni dinanzi al santissimo in adorazione, nella sorta di conferenza di padre Matteo in Ecuador. Cosa avrà voluto dirci Dio con questa insistenza su quel brano. Molto ama a chi molto è stato perdonato… ovvero molto può amare a chi si riconosce molto amato… perché il perdono non è che una manifestazione di quell’amore paterno di Dio, di quella cura del buon Pastore che veglia per le sue pecore in modo unico. L’esperienza del perdono è fondamentale, esperimentare che si ricompone tutto, che i pezzi non vanno più dispersi ma vengono riuniti ci sana, ci solleva e ci permette di amare di più. Solo chi è consapevole della sua piccolezza è capace di cogliere il bene e il bello che ce non solo in tutto ciò che ci circonda, il creato, ma in tutte le persone, anche quella che ci può sembrar più sgradevole… è facile criticare cosa non va negli altri, è sublime riuscire a cogliere ciò che hanno per arricchirci… e vi assicuro, le persone di cui meno te lo aspetti sono quelle che hanno più da farti crescere. Ve lo dice questa esperienza che stiamo finendo, dove persone che non avevano all’apparenza nulla da darci, invece ci danno tante lezioni per le nostre vite borghese e accomodate. Forse dobbiamo tutti un po scendere dal piedistallo delle nostre sicurezze, di quanto ci sentiamo buoni e bravi, ed essere un po più sinceri con noi chiedendoci quanto bisogno abbiamo del perdono… non so voi, ma una delle esperienze spirituali più belle che ho mai avuto nella mia vita fu quando ai 17 anni, poco prima di fare la cresima, fece una confessione generale, di tutta la mia corta vita fino ad allora… mi si rupe un po il cuore, tanti pianti, ma alla fine una libertà e una gioia, ma soprattutto una serenità che furono indescrivibili… sapevo di essere amato e che nessuno, ne io stesso, avrei potuto fare niente per perdere quell’amore insistente che sta alla nostra porta e bussa una volta dopo l’altra.

Cosa vuoi fare della tua vita? Chi puoi essere per gli altri? Chi vuoi essere per gli altri? Non so cosa vedete voi allo specchio ogni volta che vi riflettete, alla ricerca della sistemazione migliore, se siate fieri e sereni di ciò che in esso viene riflesso. Però vi posso dire che, quello che si vede da fuori, siete portatori e portatrici di una gioia, una forza e una dedizione che sono proprio belle, che riflettono ciò che veramente siete. E questo non senza assenza di sofferenze, difficoltà, magari anche qualche malessere o scontento, perché non tutto va per il verso giusto o come uno vorrebbe, ma è bello così perché vuol dire che è molto più grande l’amore che siete venuti a portare, l’amore che siete in grado di dare, la donazione di voi stessi. Può sembrare banale, e forse ci siete abituati, o vi sembra scontato perché essendo venuti così tante volte, è normale dirsi di essere venuti a ciò, mica a conoscer un posto nuovo o fare nuove amicizie, che ci può pure stare ma non è la cosa centrale. Ovunque andate portate gioia ed energia, e quanti vi vedono, soprattutto quelli che aiutate, restano meravigliati della vostra dedizione nel lavoro e nel venire ad aiutare. 

Ora resta da chiedersi, se riuscite a vivere così quando siete a casa, dove avete tutto e tutti, e probabilmente da molti punti di vista o prospettive potresti avere una marcia in più, potresti fare molto di più viste le vostre possibilità e situazioni. È probabilmente la libertà dinanzi alla propria fragilità insieme all’assenza di tante cose effimere e superflue, che non vuol dire cattive eh, che forse rende possibile che tu viva qua con una serenità diversa. L’esperienza di libertà che nasce da non avere nulla da dimostrare e che l’unica cosa che conta è ciò che sappiamo fare bene: amare. Non ce povertà peggiore di non avere amore da dare… è proprio vero… l’amore è a portata di tutti anche quando sei là. Che ti manca dall’altra parte del mondo per vivere così come vivi qua. Ragazzi la carità e la preghiera, sono due realtà che non possono mancare nella vostra vita. E con carità non intendo solo fare del volontariato, che credo dovrebbe essere un dovere, quanto un piacere, nelle vostre vite quotidiane… intendo la carità a casa, verso voi stessi, i vostri cari, nel servizio, nella cura di quanto vi circonda, con i vostri amici, negli spazi in cui vi muovete. Sarebbe bello che quella stessa forza che percepiscono le persone qua di voi, quell’entusiasmo contagiante che edifica così tanto, sia qualcosa che salti alla vista quando uno vi guarda per strada… invece quante volte siamo grigi, o brutte copie della bellezza che portiamo dentro… quando non si vive l’amore come linfa della propria vita, ci spegniamo piano piano… Ma la cosa più importante… la preghiera. Se avete fatto caso, all’ingresso della chiesa a San Vicente in Ecuador c’era la frase: Qua si entra per orare e si esce per amare. Hai difficoltà ad amare? ad essere paziente? ad essere gentile verso una persona determinata? Sei stanco e non ce la fai più? Prega, trova Dio, o meglio lasciati trovare, spegni tutto il rumore interiore e di questo mondo che non ti lascia ascoltarlo e percepirlo nella tua vita. Dalla preghiera si esce con la pace nel cuore, con la libertà di cuore, con la forza per amare di più e meglio, si esce proprio con voglia di amare. Quanto diversa sarebbe la vostra vita se pregasti un po di più… ognuno deve trovare il suo equilibrio, ognuno ha diversi bisogni di preghiera… ma è fondamentale, secondo me, disporla lungo tutta la giornata. Un azione di grazie per la giornata che comincia mettendola nelle mani di Dio, sotto la sua benedizione. Un paio di momenti di preghiera lungo la giornata, magari qualcuno prima di mangiare e un altro verso metà pomeriggio, per ritrovare il senso, magari andando da qualche chiesetta a te cara dove tu possa trovare il silenzio. Se sei in giro o hai la possibilità un rosario, pregando per tutto ciò che hai a cuore e che è importante per te o per i tuoi cari. Un momento di adorazione, magari ogni giorno, come minimo una volta a settimana… ognuno veda… ma non sottovalutarla… e chiudere la giornata con un bel esame di coscienza e una bella azione di grazie… se i viaggi di missioni sono quello che sono, qualcuno diceva stamattina che questi viaggi sono unici… sono per la dimensione spirituale. È un assurdo pretendere di vivere come viviamo qua al nostro ritorno se viene a mancare proprio il fondamento, quella roccia solida sulla quale la persona prudente e saggia costruisce la casa. E poi, la preghiera è un rapporto di perseveranza, è costruire un’amicizia, implica dedizione e fiducia… se i buoni propositi durano poche settimane… fidati, non hai fatto abbastanza. La cosa più vicina alla vita cristiana che probabilmente avete vissuto è proprio quanto abbiamo vissuto in questi giorni: donazione, sacrificio, dolore e gioia, amore, preghiera, amicizia… siamo stanchi infatti, ma felici, con gli occhi lucidi e con qualcosa nel cuore che ci riempie… e un po, lo so, vi dispiace partire.

Per molti di voi, per quanto possa risultare fastidiosa quanto relativa quest’affermazione (spero soprattutto relativa), probabilmente questo sarà l’ultimo viaggio che faremo insieme. E lo dico non come provocazione, lo dico con molta nostalgia e direi un po di tristezza, perche indipendentemente da quanto ci vediamo durante l’anno, vivere queste tre settimane insieme da tanti anni fa qualcosa di magico e misterioso nei rapporti, sicuramente perche qua siamo più noi stessi, siamo senza maschere, e facciamo qualcosa di molto bello. Ogni tappa della vita, ogni ciclo della vita, prima o poi arriva alla sua fine o in questo caso forse a un’interruzione. Forse toccherà una pausa di un anno, o forse più anni, chi lo sa… quello che so è che se siete tornati così tante volte è perché avete trovato sempre qualcosa di unico e bello per la vostra vita, perché avete scoperto cose nuove su voi stessi, perché avete imparato ad amare e ad amarvi, anche se la strada è ancora lunga e ci sono tante ferite da guarire e tanto da purificare, e perché per qualche motivo ogni volta Dio vi ha chiamati una volta dopo l’altra sempre qua, per dirvi qualcosa di nuovo, o per ricordarvi qualcosa già detta. Forse vorresti anche continuare a venire, magari avresti fatto più esperienze se fosti venuto da più piccolo, come in qualche caso… ma la vita passa, gli anni scorrono, e tocca crescere e diventare adulti affrontando le sfide che sono proprie della crescita. Tocca prendere la vita in mano per poi poterla consegnare nel modo più autentico e puro, con tutto l’amore del quale siamo capaci, e del quale spero che questi viaggi siano stati una scuola: scuola d’amore, di pazienza, di generosità, d’autenticità, di sacrificio… poi ovvio che se in qualsiasi momento dell’anno mi dite che volete venire ci organizziamo e facciamo tutto, ci mancherebbe… e la verità è che saresti di grande aiuto come staff nei viaggi dei più piccoli, e nel futuro spero che mi diate una mano con i progetti e la raccolta fondi, che con tutta la mano d’opera che abbiamo ogni anno possiamo fare sempre cose più grandi e belle per i nostri fratelli più bisognosi…  

Ricordo quando qualche mese fa, a una riunione di preparazione per quelli del primo anno eravamo JuanFer, Dani e me, e Juanfer mentre li guardava disse: “mi sorprende il fatto che tra qualche mese, quando saremo in Perù, questi ragazzi faranno parte della nostra vita”. E infatti è così, in qualche modo siete diventati parte importante della mia vita, della nostra vita, e avervi in torno è sempre un dono e qualcosa di bello, la nostra vita senza di voi non sarebbe la stessa, e sicuramente sarebbe meno piena…

Dio vi benedica.

Fernando