Missioni 2019 Ecuador e Perù

Il cielo fu il primo amore dell’uomo

Solita sveglia delle 06:30, preghiera del mattino, prima colazione e partenza verso la parrocchia per l’adorazione e la messa. Verso le 10 siamo sui terreni dove verrano costruite le seconde quattro case, quindi otto in totale, che faremo quest’anno qua a Canoa. Le famiglie hanno chiesto permesso nei rispettivi lavori per rimanere a casa e stare con noi mentre costruiamo. Diciamo casa per dire perché in realtà sono ormai terreni vuoti che verrano riempiti con le nuove casette. 

Si lavora sodo fino alle 13, orario in cui le persone del comune ci portano il pranzo. Qua la politica, come in tutto il mondo penso, è tutto un tema. Cioè quelli del comune hanno fatto in modo di far pensare alle famiglie che se hanno le case è grazie al comune. Non è che mi importi più di tanto se loro sanno che siamo noi con le donazioni ad aver preso le case per loro, mi preoccupa solo che si sentano debitori nei confronti di un comune che ha fatto ben poco per loro negli ultimi tre anni e che ora sono bravissimi a presentarsi con la tv locale, fotografi ed intervistatori. Ci siamo messi d’accordo con il comune che loro dovevano provvedere al trasporto quotidiano e ai pasti, che era il modo concreto con cui avrebbero “partecipato” alla costruzione/donazione delle otto case. Devo riconoscere che con i pasti sono stati bravissimi, anche se bisogna dire che  la fame delle 13 distingue poco di qualità ma vuole solo quantità! Invece con il trasporto sono stati un po disastrosi… Comunque niente che non siamo stati in grado di sistemare.

Siamo tornati a casa verso le 16, e ci siamo preparati per andare in spiaggia per il rosario quotidiano e poi la conferenza di Benji, sul seme e la sabbia e non solo. La presentazione è ricca di esempi, di approfondimenti e collegamenti con diversi brani della bibbia. L’obbiettivo delle conferenze e venir incontro al bisogno umano che la propria fede si intrecci, abbia a che fare, con la propria vita, e che la fede non sia vissuta come un extra che non da sapore e sfama la propria vita. Dopo la conferenza ceniamo e poi ci dividiamo in cinque gruppi. Nel gruppo che ho avuto ricevo felice le impressioni delle ragazze riguardo l’esperienza fino a questo momento. È un po’ quello che scrivevo ieri. La preghiera, i diversi momenti, tutto sommato poco più o meno di due ore al giorno, da i suoi frutti e diventa piano piano, nella quotidianità, un’occasione di ristoro, di incontrare se stessi e di fare esperienza di una certa pace e tranquillità che sono difficili di incontrare nella vita “normale” dall’altra parte del mondo. Sono in tanti a scoprire in sé un’inquietudine verso la preghiera, imparare a pregare, scoprire la personale modalità di incontro e di rapportarsi con Dio. Nel fondo ognuno di loro scopre che in qualche modo la preghiera da qualcosa che nessun altra esperienza riesce, e che è una sensazione di pace e serenità nonostante fuori, le preoccupazioni o sofferenze per esempio, restino così come sanno. Una sorta di conferma che esiste veramente la serenità o la pace interiore in mezzo alle sofferenze. 

Forse un riassunto di ciò che veniamo scoprendo, della strada camminata insieme, è che il cuore dell’uomo non è fatto per questo mondo finito, ma che esiste per l’eternità. Tempo fa, tanto tempo fa, infatti, ho letto da qualche parte: “Il cielo fu il primo amore dell’uomo, e la terra solo un sostituto”