Romania

Il vero amore fa crescere nella libertà

Avremo voluto riposare un po di più. Ma ce ne siamo accorti che non possiamo partire se la centrale non è non solo finita, ma anche in ordine e pulita. Oggi ci aspetta una giornata bella carica. La sveglia si mantiene come sempre alle 7 anche se con il passo dei giorni è slittata di qualche minuto, oggi concretamente li abbiamo svegliati alle 7:20, complice anche la nostra stanchezza. Diamo l’ordine di prendere un caffè al volo e mettere a posto il disordine della notte prima. Verso le 7:50 e senza aver ancora fatto colazione siamo tutti sotto il gazebo per l’ultima conferenza del viaggio, che più che una conferenza è una condivisione a senso unico. Alla comunicazione di concetti o idee si alternano esperienze personali, di altre persone senza mai fare nomi, o anche storie che aiutano a rendere il tutto più concreto. Ecco l’esercizio fondamentale che poi cerchiamo di fare nei gruppi di riflessioni ma anche quando i ragazzi hanno momento per meditare personalmente e magari anche scrivere, è dare un nome o rendere concreto nella propria vita quelle idee o pensieri che in linea di massima tutti condividiamo. 

Il tema di oggi è molto pretenzioso: l’amore. Definire l’amore in una chiacchierata è impossibile, e rischierebbe di essere riduttivo, quindi superficiale. Quindi più che definizioni si potrebbe parlare di tracce o caratteristiche, devo dire per esperienza abbastanza condivisibili. Si parte di un invito a concepire l’amore non solo come sentimento e quindi preda delle instabilità personali, ma come un’azione e come tale una scelta. Noi scegliamo di amare. Poi proviamo a condividere dei pensieri sull’amore più bello possibile: è incondizionato, e quindi si dona a prescindere, non prende le misure ne fa i conti. Non pretende ma si dona. Non è condizionato al ricambio o risultati o gratitudine di chi è il “benefattore” di questo amore. Rende liberi, cioè parte da una scelta libera. Nessuno che ami veramente lo fa perché si sente costretto a farlo. Allo stesso tempo rende libero, non costringe l’altro, non lo si fa con le aspettative che l’altro risponda come vorrebbe l’amante. Nell’amare qualcuno lo si lascia libero, e l’altro fa quest’esperienza di libertà, di poter dire anche di no. Questo è fondamentale, poiché mette da parte i sensi di colpa, il sentirsi oggetto, o un possesso. Ecco se l’amore è libertà, allora l’amore non è possesso. L’amante vuole il bene dell’altro, e quindi nel lasciarlo libero lo sprona a tirare fuori sé stesso, prima ancora lo lascia essere sé stesso. Chi è veramente amato può fiorire, nella libertà e nella gioia di poter essere fedele a sé stesso senza che questo metta “a rischio” il sapersi e sentirsi amato e “valorizzato”. 

Subito dopo la conferenza i ragazzi fanno la colazione mentre alcuni vanno in clinica a farsi il tampone antigenico per partire domani (un gruppetto di tre che devono partire un giorno prima degli altri). Oggi praticamente tutto il gruppo concentra i propri sforzi in centrale, c’è da finire i disegni, pulire un po ovunque, ma soprattutto tagliare tanta legna, legarla, mettere in ordine il giardino e liberare lo spazio necessario affinché i bambini in settimana possano venire a giocare. Un gruppo di tre ragazzi invece rimane dietro insieme all’ingegnere che segue la costruzione del dormitorio per costruire una struttura in legno che servirà per la struttura in metallo, il cemento e le pietre che costituiscono le fondamenta. Verso le 14:00 sono tutti di nuovo a casa, si mangia in fretta, alcuni lavano, altri riposano, ma tutte le ragazze alle 15 si radunano insieme a me per l’ultima chiacchierata di gruppo. Verso le 16 iniziano ad arrivare i bambini di Craica, e sono più delle altre volte, almeno una sessantina. Tutti quanti fanno il bagno nel fiume e un ora dopo tornano da noi per la cena. Abbiamo preparato loro un barbecue, ovvero un po di carne, patate bollite e dell’insalata. I bambini ovviamente sono nel settimo cielo, è tutta festa per loro! Ci lasciano verso le 18:30 e c’è ne accorgiamo di tutto il disastro che c’è a casa: cibo per terra, spazzatura ovunque, qualche bicchiere rotto… però alla fine siamo in tanti, e pulire non è un problema.

Verso le 20 finiamo di mettere a posto tutto. Visto che domani una dei partecipanti torna in Italia, decidiamo di fare la “dinamica” del “bene-dire”. Nelle riunione di gruppi a ognuno dei ragazzi è stato assegnato, a caso, uno degli altri ragazzi, e così anche per le ragazze. Il “gioco” consiste nel benedire la persona assegnata a ognuno, ovvero dire il bene esplicitandolo con un esempio di qualche situazione vista in questi giorni, sia nei lavori sia nel tempo che passiamo insieme. La dinamica però viene gestita totalmente dai ragazzi, sono loro che scelgono chi far parlare per primo, è un bel momento, dove leggerezza e sincerità, profondità, si incontrano. La dinamica passa per qualche pianto, e finisce in un abbraccio di gruppo voluto appositamente dai ragazzi. Nel frattempo insieme a Francisco, prepariamo le brace per il barbecue. Il barbecue poi diventa una sorta di festa, che però alle 22:30 sono costretto a tagliare, la vicina potrebbe mandarli la polizia…