Missioni 2018 Ecuador e Perù

La nostra forza, la nostra debolezza

Lo staff e sette dei ragazzi siamo già in Ecuador, esattamente a Guayaquil. Verso le 09:30 è venuto un pullmino per potarmi in aeroporto e proseguire con gli altri verso san Vicente de Canoa, il piccolo paese dove costruiremo 12 case prefabbricate. Io sono partito per Quito per ricever il gruppo, arrivato verso le 16:10; autobus e finalmente nell’albergo che ci ospiterà solo per questa notte, notte per dire visto che dovremmo partire alle 2:45 del mattino! 

Però in realtà la giornata è iniziata molto prima, alle mie 11 di ieri sera, quando i ragazzi erano già negli aeroporti di Fiumicino a Roma e da Linate a Milano. È quasi andato tutto bene, purtroppo due dei ragazzi sono rimasti in terra a causa di un overbooking (e del ritardato check in…) e raggiungeranno il gruppo solo alla mezzanotte inoltrata di Quito. A questo punto, tra controllo di migrazioni, valigie e dogane probabilmente usciranno verso l’1 e 30 del mattino e ci aspetteranno là. 

Le missioni inizieranno ufficialmente domani verso le 17, quando saremo praticamente tutti e, come nel primo gruppo, metteremo in chiaro le regole del gioco e soprattutto ricorderemo il motivo per il quale abbiamo deciso di venire, per la stragrande maggioranza in realtà, di tornare. Poi abbiamo deciso di levare i cellulari, l’esperienza con i piccoli è stata molto positiva e siamo certi che pure ai grandi farà bene un po di detox dai social e dal continuo dipendere dalle messaggistica istantanea e il mondo delle fotografie. Ma più che altro farà bene ai loro rapporti interpersonali, a tavola, durante il lavoro, in pullman… 

Che distingue queste missioni delle prime? Conosciamo da anni la grande maggioranza dei ragazzi che parte con noi. Quasi tutti hanno fatto più di una esperienza di missioni e quasi tutti seguono incontri di formazione in Italia. Il lavoro è simile, cioè, costruiremo 12 case a San Vicente di Canoa, in Ecuador; e altre 12 case a San Vicente di Cañete, in Perù, e subito dopo un parco giochi nella baraccopoli “Aristide Merloni”, dove gli ultimi due anni abbiamo costruito, insieme al aiuto di altri volontari peruviani lungo l’anno, più di cento case. 

Quindi che cambia? Quello che chiamiamo la missione interna. Mentre con i più piccoli si parte da tematiche esistenziali, quasi filosofiche direi, per andare piano piano a incontrarsi con la risposta che offre il cristianesimo; in queste seconde missioni i momenti spirituali sono molto più frequenti, e speriamo anche più qualitativi. Così, oltre la preghiera del mattino ogni giorno prima di fare colazione, a metà giornata, prima di mangiare, pregheremo il rosario, e la sera quando avremo finito di lavorare e prima della cena, avremo mezz’ora/quaranta minuti di adorazione eucaristica. A questi momenti spirituali, di preghiera, si aggiungono i momenti di riflessione, 6 in tutto, seguendo le tracce di un libro che è stato molto importante per me nell’ultimo anno, incentrato sull’esperienza dell’essere amati: Sentirsi Amati. la vita spirituale in un mondo secolare del defunto monaco Henri Nouwen, autore conosciuto soprattutto dalle sue riflessioni il torno al Figlio Prodigo di Rembrandt. 

Qual’è la nostra forza? La nostra più grande debolezza, ma debolezza non intesa negativamente come fa di solito la società con ogni cosa che sembri appunto fragile. Debolezza intesa come riconoscimento della nostra piccolezza e fragilità come esperienze che trasfigurano ciò che abbiamo di più autentico e di più bello, e che ci portano, al meno a noi consacrati, a deporre tutto nelle mani di Dio, fiduciosi che da Lui avremmo solo benedizioni e protezione. Non ho paura di riconoscerlo, sono un uomo molto fragile, con tanti limiti frutto delle mie mancanze, alcuni dei quali a volte penso che non sarò mai in grado di superare, o sanare, ma non importa perché la mia esperienza personale è che lì dove non ci arrivo io tante volte, c’è la mano di Dio, c’è la sua forza, il suo sostegno. So che quanto scrivo, se letto poi, può sembrare indecifrabile o persino assurdo, è che è difficile mettere a parole un’esperienza spirituale, di incontro con Dio, con uno stesso, quell’esperienza che tante volte dinanzi al Santissimo Sacramento (come nella foto) mi avvolge e mi fa sentire amato e piccolo allo stesso tempo, e mi strappa non poche lacrime quando con gioia contemplo quanto opera Lui nella nostra vita quando diamo un piccolo, quanto generoso, si. Quando ero più giovane mi appoggiavo molto su una frase di San Paolo nella lettera ai Filippesi: “Tutto posso in Colui che mi dà forza”… ultimamente mi tocca più il cuore: “Quando sono debole è allora che sono forte”… ecco la mia forza, ma anche quella di noi che accompagniamo i ragazzi, sta proprio nel Signore, dell’affidamento che facciamo ogni giorno a Lui e che cerchiamo di portare avanti lungo la giornata, perché a volte è facile dimenticarsi di Lui sommersi nell’attività. In fin dei conti, sono sempre più convinto che l’unica realtà in grado di riempire veramente il vuoto/fame d’infinito del cuore umano è quell’Amore incondizionato e infinito di Dio.