Missioni 2019 Ecuador e Perù

Nella dedizione alle piccole cose, si costruiscono quelle grandi

Ormai, già dal primo viaggio, la sveglia delle 06:30 è d’obbligo. È infatti il modo migliore per approfittare al massimo la giornata e cercare di spedire i ragazzi presto a letto. Finora va bene visto che sono i primi giorni, ma so bene che già arrivando a Cañete i ragazzi sacrificheranno volentieri le pregiate ore di sonno pur di rimanere fino a tardi. Oggi il nostro orario è costretto a subire qualche modifica. Siamo partiti verso le 8:15 per l’adorazione eucaristica e poi la messa nella parrocchia qua del paese. Però al nostro arrivo ci viene detto che alle 9 ci sarà una celebrazione del paese. Inizialmente decidiamo di rimanere e farci la messa in spagnolo… però con il passo dei minuti ce ne accorgiamo che gli orari da queste parti sono tutt’altro che svizzeri, quindi decidiamo di rimanere la nostra messa alla sera, mentre invece ci incamminiamo verso il mare per pregare il rosario. 

Alle 9:30 siamo sui nostri tipici e poco moderni mezzi di trasporto. Tocca dire che le quattro case che stiamo costruendo non sono proprio vicinissime. Due stanno a venti metri una dall’altra ma la terza si trova a quindici minuti in macchina mentre la quarta ad altri 2km dalla terza… quindi in pratica ci salutiamo dopo il rosario e ci rincontriamo dopo la giornata di lavoro, la cui fine è prevista per le 16. L’obbiettivo della giornata per ogni squadra è di fissare le fondamenta e costruire il pavimento. A differenza delle case che facciamo a Cañete, e che faremo con questo gruppo la prossima settimana, queste case di Ecuador si costruiscono sulle palafitte, sono molto più grandi, quasi il doppio, ma molto più leggere. Qua infatti praticamente non fa mai freddo… ma piove tantissimo. Fissare le fondamenta significa prima di tutto scavare dei buchi profondi poco più di un metro in cui verrano fissate 12 pezzi di legno che saranno le fondamenta della casa e costituiscono una parte fondamentale di ciò che sarà il pavimento. Il pavimento invece viene costruito con 78 tavole da legno. Tutte le squadre ci riescono tranne una che ha dovuto all’ultimo cambiare il terreno per la costruzione. Hanno in pratica dovuto smontare tutta la vecchia casa del signore Gallo, così fa di cognome un signore molto anziano che fa fatica a camminare, per poi poter iniziare con le fondamenta. 

Fare le fondamenta delle case, sia qua in Ecuador che a Cañete, è sempre un’occasione per far riflettere i ragazzi, o almeno lasciarli con qualche pensiero al riguardo. È la parte più faticosa, più noiosa, e che deve essere la più precisa di tutta la costruzione. Fondamenta fatte male vuoi dire una casa che sarà storta, che avrà problemi con le sue mura, e che sarà poco stabile. Le realtà solide hanno bisogno di dedizione, di tempo, di cure millimetriche a volte. Di saper tornare indietro per rimediare e sistemare quanto sia necessario, anche le volte in cui quel tornare indietro vuol dire tanto ma tanto lavoro. Le realtà durevoli hanno bisogno di pazienza e sicura dei dettagli. Ogni piccolo dettaglio può fare la differenza, in bene come in male. Una piccola crepa al inizio può significare una grande spaccatura nel futuro. È così che si costruiscono case solide e durevoli. E così si costruiscono le realtà più importanti delle nostre vite: il nostro futuro, i nostri rapporti di amicizia più cari, il rapporto con la persona con cui si vorrà passare tutta la vita, o la stessa preparazione per affrontare un qualsiasi impegno a vita. Tutte le realtà che contano, e che definiscono buona parte della nostra esistenza, hanno bisogno di questa dedizione iniziale. Ovviamente nel caso di queste realtà umane, non basta soffermarsi in questa dedizione iniziale. Tutte queste realtà non possono vivere di rendita, ma hanno bisogno di una costante cura e attenzione. 

I ragazzi sono tornati molto carichi dal lavoro, veramente felici e soddisfatti di quanto hanno fatto. Praticamente tutti i maschi siamo finiti in mare per farci un bagno parecchio lungo, almeno fino alle 17:15, e poi siamo andati a farci la doccia per andare a messa nel paese. Finita la messa ci siamo riuniti in un salottino della parrocchia per partecipare alla prima conferenza del viaggio, la prima di cinque. Dani ha approfondito l’importanza di andare in profondità, dell’esigenza di ogni persona di iniziare percorsi per rispondersi alle domande esistenziali, fondamentali, della vita, quali da dove vengo, chi sono, dove andrò a finire, che senso ha la mia vita, il perché della sofferenza, il perché della mia fortuna e la sfortuna di altri… insomma tutta una serie di domande a cui nessuna scienza può dare una risposta esaustiva, che sappia dare serenità al cuore umano. Probabilmente ogni giorno riceviamo un sacco di informazioni, che possiamo chiamarle anche importanti, insieme a tante totalmente insignificanti, ma che non necessariamente sono essenziali. Sono le risposte alle domande essenziali quali che in qualche modo ci garantiscono la pace del cuore, il resto sono diversivi. Forse l’esempio del tramonto, usato da Dani, è quello che illustra meglio questa realtà. Probabilmente risulti molto interessante capire il perché un tramonto accade o ha determinati colori… ma è un’informazione della quale possiamo farne a meno… anzi probabilmente dinanzi a un tramonto, il nostro primo desiderio sarebbe quello di capire come mai questo determinato evento della natura suscita in me determinati sentimenti, emozioni, in alcuni casi fino al pianto…

Dopo la conferenza siamo tornati a casa, mangiato, e poi ci siamo divisi in cinque gruppi. Un gruppo misto con i 6 ragazzi dello staff, due gruppi maschili con sei ragazzi ognuno, e due gruppi femminili con sei ragazze. Lo scopo dei gruppi è approfondire sulla tematica trattata nella conferenza, confrontarsi, chiarire dubbi e condividere le diverse impressioni dei ragazzi, un arricchimento mutuo insomma.