Missioni 2018 Ecuador e Perù
“Non me lo aspettavo proprio, finalmente avrò una piccola casetta”
Luglio 30, 2018 - Missioni 2018 Ecuador e Perù
Sveglia un po prima del solito, 6:45. Il motivo? Abbiamo solo 5 giorni per scaricare e costruire 16 case in 8 squadre. Poi ce anche la preghiera eucaristica, che farla a fine giornata dopo il lavoro implica due rischi, o farla praticamente dormenti, o saltarla… quindi abbiamo cambiato un po l’orario, partenza alle 8:30 per fare l’Adorazione e poi partenza verso la baraccopoli per la costruzione delle case, così che per le 9:45 siamo là.
Oggi abbiamo dedicato la mattina alla conoscenza delle 16 famiglie, passare del tempo con loro e preparare il terreno. In molti casi la preparazione del terreno ha significato lo smontaggio dell’attuale capanna, che oltre la difficoltà, implica anche un po un colpo psicologico, nel bene e nel male, perche si butta giù qualcosa di costruito comunque con dello sforzo, ma si fa in prospettiva di un futuro un poco migliore. Mentre abbiamo visitato la famiglia è sorto un sole pazzesco quanto strano per quella parte di Cañete. Durante tutte le missioni precedenti non l’avevamo mai visto proprio… riscalda, rallegra, fa venire un po di caldo, è vero, ma tutto sommato è una bella cosa!
Dopo mangiato è arrivato un primo camion da scaricare. Siamo praticamente degli esperti, ce già una squadra di ragazzi che ci pensa sempre a salire e passare i pezzi. Prima scarichiamo tutto quanto, e dopo tutti quanti portiamo i diversi pezzi ai diversi terreni delle case. È un lavoro che dura fino alle 18, quando finalmente arriva il nostro pullman che ci porta a casa.
A casa ci aspetta una sorpresa, dovevamo fare la terza conferenza del viaggio, che sabato arriverà alla sua fine, ma ci scontriamo con un “blackout” che durerà fino alle 22… questo vuol dire, che molti non riusciremo a fare la doccia visto che l’acqua arriva con una pompa d’acqua, ma soprattutto che la conferenza e i gruppi di oggi sono saltati… in cambio, abbiamo accesso un falò e pregato il rosario… e poi abbiamo cantato fino elle 23 e passa accompagnati da qualche birra e dei “marshmallows” sciolti tra biscotti al cioccolato.
E di questa giornata mi porto due cose, cioè tante, ma due che sono state particolarmente presenti nella giornata. La prima, tutto il bisogno che ce in questo posto, la solita povertà che vedo da anni ma che per quanto la conosci non ti ci abitui mai. La miseria non solo della capanne ma da ogni cosa che li appartiene, i loro vestiti, le scarpe che non ci sono, e se ci sono, sono piene di buchi, i materassi duri e rotti, i letti che cadono a pezzi, e la sporcizia che è ovunque. E poi quella sfilata di famiglie che non avendo ricevuto la casa ti si avvicinano chiedendo come fare per averla, e te con un nodo al petto non hai altre parole da dire che: “aspettate e siate pazienti, vogliamo costruirle per tutti”… Che imparo? Che non è mai abbastanza quanto possiamo fare per chi meno ha… e che dobbiamo dare sempre, e sempre, rinunciando un po al nostro superfluo per dare un po di quello che serve di essenziale a chi non ce l’ha. La seconda cosa, l’ho già scritto in un altro post… non controlliamo niente, ma proprio niente, e qualsiasi programmazione, per quanto dettagliata, avrà sempre da affrontare una serie di variabili che forse renderanno tutto inutile. Questo non per dire che tocchi lasciare tutto al caso, ma che con molto realismo e libertà, bisogna arrendersi pazientemente a ciò che porta la giornata… oggi ero determinatissimo a fare la conferenza, i gruppi, avevo riprogrammato tutta la settimana… ma un blackout ha rovinato tutto, e non avevo modo di controllarlo. Alla fine è venuta fuori una serata bellissima, spirituale e in amicizia… e con canti fino a tardi, ma non troppo che la sveglia sarà tra poco meno di 7 ore…