Missioni 2018 Perù
“Quanto ci avete dato, vi sarà raddoppiato”
Luglio 7, 2018 - Missioni 2018 Perù
Sveglia come al solito, 07.00 e colazione verso le 07:50, dopo un breve briefing sul da farsi della giornata e la preghiera del mattino. Partenza fissata per le 08:30 che in realtà si sposta per le 08:50, con il solito arrivo delle 09:30 ai campi di lavoro. Al nostro arrivo notiamo che sono arrivati gli ultimi moduli delle case, e quindi sappiamo di avere i materiali per le 28 case che questo primo gruppo costruirà e dovrà finire di montare entro il mezzogiorno di lunedì.
Dopo una breve preghiera per iniziare i lavori, ci organizziamo in modo tale che ogni cantiere porti tutti i pezzi delle seconde case dei due gruppi ai terreni designati per la costruzione. Una volta distribuiti tutti i pezzi, riprendiamo con la costruzione. In pratica la prima casa di ogni gruppo andrà finita entro la fine della giornata, mentre la seconda sarà finita entro la fine di domenica, così che lunedì possiamo dedicarlo a verniciare le mura e i dettagli rimasti.
Il tempo oggi non è stato particolarmente clemente con noi, è stata forse la giornata più brutta da quando siamo qua, ce molto meno luce del solito, tantissime nuvole, e una pioggia sottile fastidiosissima. Tra l’altro, sembra sia piovuto tutta la notte, quindi le strade non sono solo terra ma proprio fango, i terreni sono molto scivolosi e i legni delle mura delle future case sono umidissimi. Per assurdo, o forse no, è stata la giornata in cui devo riconoscere che i ragazzi hanno lavorato meglio. Dalle 9:50 fino alle 13 e dalle 13:50 alle 17:00 hanno lavorato senza sosta, portando a termine tantissime case e cooperando gli uni con gli altri.
Siamo partiti prima del solito, alle 17 e non alle 18, perché abbiamo dedicato quel tempo a fare un po di spesa per le famiglie. Lungo la mattina o comunque i giorni scorsi, i ragazzi hanno chiesto nelle proprie case, o semplicemente osservato, le mamme o i papà su ciò di cui hanno bisogno: cibo, coperte, qualche giocattolo per i bimbi, riempiono le liste dei ragazzi. Arrivati nel supermercato, devo dire che è una scena bella e commovente, e qualcosa dentro di me si rallegra, esulta, perché è molto bello il contrasto del primo giorno al supermercato, quando erano lotte solitarie per l’ultima nutella o l’ultimo pacco di cioccolata, e invece ora li vedo in gruppi, di costruzione, prendendo cose quasi esclusivamente per le famiglie con le quali hanno trascorso una parte degli ultimi 5 giorni, con un bel spirito di gruppo e con molta gioia.
Prima di lasciare i campi di lavoro, cioè la “Asociación Augusto B Leguía”, ho avuto un brevissimo dialogo con Beto de la Cruz, una delle persone che vive lì, e che è il responsabile di sentire le persone del posto, fare un elenco e poi presentarlo per il censimento e definire l’ordine di costruzione per le case. Ogni giorno che mi vede mi ringrazia tantissimo, al punto che a volte mi fa vergognare e mi viene da dire che quanto facciamo è solo il nostro dovere, qualcosa di giusto nel loro confronti. E niente, questa volta non solo mi ha ringraziato ma prendendomi per mano se l’ha portata all’altezza del suo viso e me l’ha baciata, dicendomi che quanto abbiamo dato loro ci sarà raddoppiato. Non so se veramente qualcosa mi venga ridonato due volte di più, ma non è importante; ma mi tengo stretto quel senso quasi di vergogna che un signore molto più grande di me prenda la mia mano per baciarla. Un gesto di gratitudine smisurata, per qualcosa che per loro è immenso e che per noi è così piccolo, facile e persino divertente da fare. Sono tantissime le persone che lungo la giornata mi avvicinano per chiedermi come fare per avare le casette, casette umilissime che però in confronto a come vivono fanno cambiare tutto, o se non tutto, buona parte delle sofferenze, ma soprattutto del senso d’abbandono. E certo a uno verrebbe da promettere che costruiremo per tutti nel minor tempo possibile, che quella pioggia fastidiosa o quel umidi che fa diventare i terreni così inospiti non saranno più un problema, che staranno in un luogo pulito, nutriti bene, e che ognuno avrà un letto che sembri tale e non un pezzo di pietra… viene voglia di promettere che semmai si ammalassero non sarà un problema, perché potranno avere tutte le medicine che vogliono. Ogni sguardo di ogni persona che incrocio è uno sguardo alla ricerca di speranza, d’attenzione, d’amore. E quando li incroci davvero, quando ti prendi il tempo di leggere negli occhi, ti rendi conto quanto sei piccolo ma allo stesso quanto grande può essere l’amore se gratuito e incondizionato.
Questa sera abbiamo avuto le riunioni con i gruppi di ragazze, si è parlato d’amore come la notte precedente. Tutti, solo un folle non ci starebbe, hanno voglia di scoprirsi amati da un amore infinito e incondizionato, un amore che non è mercenario e che non cambia a seconda delle nostre azione, un amore che ci ama, davvero, e basta. Pochi lo credono possibile, qualcosa di bello si, ma infattibile, assurdo per la sua bellezza, pochi ci sperano, qualcuno pur riconoscendo che sarebbe bellissimo e che guarirebbe tante ferite nel cuore dell’uomo preferisce non farsi false speranza. Io nel fondo credo che quel amore è un po ciò che i ragazzi stanno vivendo questi giorni, perché disinteressatamente stanno cercando di dare del loro meglio per migliorare un po’ le condizioni di queste famiglie. Spero, come ho già detto prima, che riescano a portarsi questo “stile di vita” al loro rientro nelle loro città.
Ps. Anche oggi abbiamo festeggiato un compleanno, la nostra cara Dida ha fatto 17 anni qua in Perù!