Missioni 2019 Ecuador e Perù

Rinunciare un po al nostro superfluo per garantire ad altri l’essenziale

Solita sveglia delle 6:30, e i ragazzi sono ancora molto puntuali. Preghiera del mattino alle 7 e prima colazione in seguito, e la solita partenza delle 8:15 verso la chiesetta per fare mezz’ora di adorazione e poi la messa. Partiamo alle 10 verso i rispettivi cantieri, tutti e quattro con le case pronte a vedere le mura alzarsi piano piano. I ragazzi lavorano in fretta, e tutte e quattro le case sono quasi finite verso l’ora di pranzo. Da lì in poi ogni gruppo aiuta la propria famiglia a iniziare con il trasloco. Fa impressione vedere, toccare, la semplicità e povertà dei loro possessi. Sono tutte cose che da noi sarebbero state scartate tanto tempo fa, cose raccolte qua e là che qualcuno probabilmente ha buttato perché rotte o troppo vecchie. Nel vederle nella nuova casa il contrasto è tremendo, ma tutto sommato, visto gli spazi, la luce, e via dicendo, ritrovano un loro posto e una sua, diciamo, dignità. È vero che il contrasto fa notare di più le crepe, la vecchiaia, la miseria di questi oggetti, ma è anche vero, e devo dire un po strano, come nell’ambiente nuovo e spazioso, non si vedono così terribili come prima. Credo che i ragazzi non si rendano ancora conto di quanto stanno facendo e regalando a queste famiglie bisognose. Spero lo capiranno quando domenica prossima andremo casa per casa a benedirle, e le stesse famiglie dedicheranno ai ragazzi qualche parola di ringraziamento. 

Nel ruolo che ricopro, ogni giorno, sia qua che a Cañete, mi capita di ascoltare tante persone bisognose che vengono da me a chiedermi come fare per ricevere una casa. Oggi, persino uno è venuto fino al posto dove alloggiamo alla ricerca di qualche dritta riguardo la possibilità di riceverne una. Sono sempre storie dolorose, che in un certo senso faccio fatica ad ascoltare. Sempre storie di gente che non ha niente, a cui non basta neanche per mangiare, e spera in qualche modo di ricevere questo regalo. Manco a dire che sono persone che non si sforzino per lavorare, anzi, lavorano e tanto, ma il tipo di lavoro a cui possono accedere non è in grado di garantire neanche una giornata di pasti completi. Fa impressione poi quando ti confronti, perché inevitabilmente lo fai, nel tuo modo di vivere, di spendere, nell’uso che fai delle risorse che hai. Ho incontrato anche una signora che non ha soldi per il medico per i suoi due figli piccoli. Il maschietto si è slogato la clavicola cadendo dalla bici, mentre la piccola tredicenne perde del sangue. Le avevamo chiesto di informarsi sul costo della visita medica, cosa che han puntualmente fatto: 20 dollari la visita… e poco prima eravamo stati al supermercato e uno dei ragazzi, tra patatine, gatorade e tanti cioccolatini della Ferrero, aveva speso poco più di 30 dollari… e le storie non finiscono qua perché uscendo dal supermercato mi si avvicina un bambino di dieci anni di nome Jesús, me chiede qualche spiccio. Non do mai soldi, preferisco andare a comprare qualcosa per la persona in bisogno o offrire un pasto. Andiamo insieme fino a una sorta di forno e mentre aspettiamo chiedo Jesús quanti sono in famiglia: sono 8, 6 fratelli più mamma e papà. Chiedo a Jesús se ha cenato e mi risponde di si con un gran sorriso, insisto con la mia curiosità chiedendo cosa ha avuto per cena e mi risponde che un pezzo di pane con del the… Compro qualcosa per lui e la famiglia e anche un piccolo gelato che mi chiede con insistenza e un gran sorriso. Non spendo neanche 10 dollari per permettere a una famiglia di 8 persone mangiare qualcosa di diverso e soprattutto di saziante… mentre qualche minuto prima avevo speso 12 dollari per un asciugamano del quale avrei potuto fare a meno se mi fosse preso più cura di quello che avevo portato, sarebbe bastato lasciato fuori ad asciugare e non dentro alla stanza, dove per forza si è rovinato… So bene poi che questi discorsi possono sembrare assurdi, avere delle possibilità migliori di altre persone, per una fortuna che tante volte non è proprio un frutto assoluto di uno stesso (ci si mettono le possibilità che abbiamo avuto e da dove veniamo… realtà che non ci siamo necessariamente guadagnati), non deve essere una colpa. Penso invece che deve diventare una responsabilità che parte della gratitudine. Una gratitudine che da una parte ci dovrebbe portare a imparare il valore delle cose, e prenderle quando ne abbiamo effettivo bisogno. Dall’altra parte, questa stessa gratitudine dovrebbe portarci a cercare di fare una qualche differenza, grande o piccola che sia, affinché rinunciando a qualcosa del nostro superfluo, riusciamo di garantire a qualcuno qualcosa di quanto appartiene a ciò che è essenziale. 

I gruppi dei ragazzi tornano piano piano a partire delle ore 15. Tutti stanchi ma felici, e pieni di energia, ancora, che è riversata nell’oceano. Gli ultimi tornano verso le 17 e passa, felici lo stesso, ma un po più scottati degli altri. Oggi, infatti, il sole è uscito con molta più forza, e anche quando ci sono le nuvole, scotta tantissimo. Un gruppo di ragazze ha dovuto fare un’escursione di emergenza nel paese per cercare di trovare un protettore solare da 50 quanto meno! Ci rincontriamo tutti quanti alle 18:30 per pregare il rosario davanti al mare. Nelle intenzioni ricordiamo le persone che stiamo aiutando, i nostri genitori, le persone a noi care, le famiglie che stiamo aiutando, e chiediamo il Signore di continuare a concederci le forze per lavorare duro e sodo come tutti questi giorni. Finito il rosario abbiamo un po di tempo libero fino alle 20:15 in cui entriamo in sala pranzo, dove ci ricevono un sacco di palloncini allestiti dalle ragazze per Maria Giulia che oggi ha fatto 19 anni. Finito di mangiare esce una torta gigante al cioccolato, piena di dulce de leche e ricoperta da tantissimo cioccolata. Contro ogni pronostico la torta non sparisce del tutto, ne rimane poco più della terza parte, ma sono certo che domani durante la prima colazione più di uno gradirà il fatto di averla ancora con sé. 

Ora i ragazzi giocano alle carte o al lupus, e la notte prosegue tranquilla. Sono ragazzi e ragazzi molto carini e bravi, sono pochi in confronto ai gruppi che di solito gestiamo, e questo crea un ambiente particolare.