Romania
Oggi ci siamo svegliati alle 7:30, per ci siamo alzati alle 8 e qualcosa. Un po a turni a dire il vero, perché c’è sempre chi prima di tutti sta già in cucina a fare colazione. Alle 8:30 i ragazzi partono a visitare il Monastero di Barsana, dove gli altri gruppi sono già stati, e in seguito il Museo delle Vittime del Comunismo. Rinunciamo al cimitero gaudio per poter completare il percorso in questa giornata. Io nel frattempo accompagno Filippo e Ale, staff, e Isabella, che tornano oggi a Roma. Ci rivediamo tutti a casa verso le 14:30. Facciamo un pranzo al volo: pasta con sugo di pomodoro arricchito con gli avanzi del barbecue della notte prima. Ripartiamo subito per Craica, per un ultimo saluto ai bambini… i pianti non sono affatto assenti.
Al rientro a casa, verso le 17:30, ci aspetta un ultima attività: la lettera finale e la lettera a sé stessi.
Cari ragazzi, la fine della vostra esperienza è praticamente arrivata. Non vorrei che queste righe siano troppo estense, quindi cercherò di essere sintetico. Finite queste righe starà a voi mettere per scritto, rivolgendovi a voi stessi, ciò che vorresti che di questo viaggio non vada perso, tutto ciò che magari, in un momento di smarrimento della vostra vita, di mancanza di fiducia in voi stessi, vorresti sentirvi dire.
Avete donato ciò che di più prezioso ogni essere umano ha: il vostro tempo, qualcosa che una volta dato non torna più. E lo avete fatto non tramite semplici azioni, ma lo avete fatto con amore. Ecco il primo invito: fate le cose con amore. Il dovere nella nostra vita ha una sua importanza, anzi è importantissimo, ma solo l’amore è in grado di trasformare la più minuscola azione o la più ordinaria realtà in qualcosa di immenso e di straordinario. È questa la miglior medicina contro l’esperienza della routine, come qualcosa che ti appiatta e in fin dei conti ti porta alla noia. Mettete dell’amore in ogni vostra azione: quando guardate, quando parlate, in ogni gesto che compiate, metteteci dell’amore… questo vuol dire vivere la carità che va ben oltre del volontariato. Non è compiere solo un azione esterna a te, ma è riempirla di tutto te stesso, di tutto l’amore del quale sei o puoi essere capace. A volte capita di capire il senso profondo delle cose proprio nelle piccole azioni fatte con amore.
Oltre fare tutto con amore, cerca di fare dell’amore la misura delle tue scelte. Come posso amare di più? In quale scelta potrò crescere nell’amore? L’amore, quello vero, non include i calcoli, i calcoli dividono, restano, in amore ciò che doniamo si moltiplica, per gli altri, e per noi stessi. Ma ricorda sempre che l’amore è vero finché parte anche dall’amore, quello giusto e non quello egoistico, verso te stesso. È vero se si realizza nella libertà e ti porta alla libertà. Non c’è niente di più lontano dall’amore che il possesso, persino più dell’odio. Possedere uccide l’oggetto posseduto, lo fa morire, non lo lascia fiorire, lo limita nei suoi schemi. L’amore sprona alla crescita, al fiorire, ad un’esperienza di pace. Il non amore, il possesso, crea un senso di dipenda e di colpa. Fai attenzione sia nel amare che nel accogliere l’amore.
L’amore ti può far soffrire, ma non ti fa male, ti può fare del male, ma non ti fa male. so che è un po difficile da capire, ma ricorda che dal momento in cui ci metti il cuore, lo esponi, ti rendi “disponibile” a essere ferito, a soffrire, perché di fatto chi ama si rende vulnerabile. Amare è rendersi vulnerabili, e quindi ci mette nella possibilità di soffrire, o di essere feriti. Ma l’alternativa è chiuderti, chiudere il proprio cuore in una gabbia, anzi in una stanza senza porte o finestre, e lasciarlo morire, marcire, indurirsi: chi non ama non vive, o quanto meno non una vita vera.
Ma per poter amare, per poter fare dell’amore il motore della tua vita, ricordati che è fondamentale farlo da chi tu sei, dalla fedeltà a te stesso, perché è quell’amore unico che solo tu potrai dare. In effetti ci sono persone che solo tu puoi amare, ferite che solo tu puoi aiutare a guarire, lacrime che solo tu puoi asciugare, lamenti che solo tu puoi ascoltare, parole che solo tu puoi pronunciare, sguardi che solo tu puoi incrociare, mani che solo tu puoi stringere, abbracci che solo tu puoi dare, gesti che solo tu potrai fare, insomma, se tu non ami essendo te stesso e non una caricatura di ciò che tu sei, perdi tu e perdiamo tutti. Sai perché è importante che tu ti doni, che tu possa amare, che tu possa dispiegare il più pienamente possibile chi tu sei, tutto ciò che di bello e buono e vero che hai? Perché tutto ciò che tu sei è unico, non c’è stato, non c’è e non ci sarà mai uno come te. Tutte quelle cose che di te non vanno, o pensi non vadano, tutte quelle realtà a cui dai il potere di terminare se sei adeguato o meno, se c’è la farai o meno, tutte le tue ferite, le tue sofferenze, tutto ciò che di te non capisci, e tutto ciò che di questa vita, del futuro, ti fa paura, non è mai più grande di te. Tutto ciò che questa vita, in un modo o nell’altro ti metta davanti per affrontare, fidati, ce la puoi fare.
Nel cercare l’amore nella vostra vita, quel fare le cose per e con amore, includete la ricerca di ciò che è bello, di ciò che è buono, di ciò che è vero, e vedrete che non sbaglierete. E prima di tutto cercate quel bello, buono e vero in voi. Non date ascolta a quei pensieri, quelle parole, quelle idee che ti male-dicono, che dicono il male di te. Ascoltare la voce dell’amore vuol dire ascoltare ciò che di bello e buono hai. Viviamo sommersi in una narrativa dell’apparenza, della concorrenza, del successo ad ogni costo, dell’attivismo senza senso. Se esse diventano la misura della tua vita, di chi tu sei, prima o poi sarai perso, non siamo degli automati o dei robot. Tocca capovolgere questa narrativa e guardare te stesso con amore. Gli occhi dell’amore, quello vero, quello che ama perché conosce e conosce perché ama, non si chiudono a ciò che di noi magari non va, ma non ci riducono neanche a ciò. Gli occhi dell’amore dicono il bene di te ed è così che ci dobbiamo vedere.
Infine, come sempre, un consiglio: non lasciare inascoltata quella parte di te che ha bisogno di una risposta infinita, di qualcosa che niente in questa vita, per quanto bella, ti può dare. Il nostro cuore, non mi chiedere il perché, è fatto per un amore che è sempre più grande, e che ci piaccia o meno nessun amore umano basterà per colmare. Cerca di dare un’opportunità a Dio quale Padre amorevole. Lui davvero non ci lascia mai soli, e sta solo aspettando che tu ti apra, che tu lo ascolti, per farti vedere l’eternità del suo amore, la sua incondizionalità, quel amare senza pretese, quel amarti così come sei. Niente della tua vita è indifferente per Dio, tutto lo abbraccia e tutto lo può trasformare, persino le tue sofferenze più grandi.
Finita la lettera, i ragazzi si distribuiscono in vari spazi di casa. Alle 19:10 partiremo verso la messa, e subito dopo in ristorante per la cena finale… torneremo a casa tardi, dovremo sistemare un po, fare le valigie, e iniziare i saluti… ci si rivedrà durante l’anno, e speriamo tutti, nella prossima missione o in Romania, o Perù, o Rwanda!